
Per avere un cambiamento serve il contesto
Abbiamo ragionato molto su questa frase negli ultimi giorni.
Le persone hanno lavorato per anni nello stesso modo, senza sapere o rendersi conto che un modo diverso era possibile. Certo toccare con mano è diverso, più tangibile che ascoltare il racconto del vicino di casa, che fa smart working e tu alla fine non sai bene di cosa stia parlando. Il contesto, prima di oggi, non era mai abbastanza adeguato per attivare innovazione digitale.
Ma quando ti trovi, forzato dall’emergenza sanitaria, legata alla diffusione del Covid-19, a lavorare in modalità completamente nuove cominci a capire. Un nuovo modo di lavorare è necessario. Possibile. Certo ci sono sempre i tuoi figli che corrono per casa, e che magari diranno le prime parole della loro vita (mentre sei in video call), altri preparando la maturità online, ma tu sarai lì, presente.
Tutto questo è accaduto in Italia in pochissimi giorni, quando da anni si parla di "innovazione" digitale in vari ambiti del lavoro e della cultura. Ora in un contesto così complesso, c'è stata un'accellerazione forzata e grazie alla flessibilità delle persone (dirigenti, insegnanti, studenti, impiegati, consulenti, responsabili...) tutto questo è stato possibile. Un paese che non si è fermato con qualche alibi, ma ha capito il momento e si è attivato perché questo cambiamento diventasse realtà al più presto. Questa è la grandezza dell'uomo e di una comunità unita, collaborare insieme per un unico obiettivo.
Ma certo lo smart working in un contesto di emergenza sanitaria ha moltissimi vantaggi e molte insidie.
Intanto abbiamo capito che anche i datori di lavoro hanno abbattuto la resistenza allo smart working (che forse era più mania di controllo che altro) e abbiamo coinvolto i dipendenti in un cambiamento operativo che rimarrà nella nostra storia italiana.
Abbiamo imparato a fare videconferenze, condividere monitor, chattare, condividere file e informazioni, fare le video chiamate di gruppo sul cellulare, senza distinzioni di età (anche i nonni sono abilitati). Questa emergenza ci ha messo in condizioni di apprendere, rapidamente, per poter comunicare. Stiamo evolvendo, velocemente.
Il contesto, traumatico ed imprevedibile, ci ha trasformato ed ha attivato un cambiamento che probabilmente manterremo nel tempo.
Tutti a lottare per una causa comune,
armati di ciabatte sanificate,
nelle nostre stanze da lavoro temporanee e
con il profumo del pane appena sfornato e
gli occhi pieni d’amore delle persone che amiamo.
Ci sentiamo vicini, anche se siamo tutti lontani.
Ma siamo diventati incredibilmente più sensibili, più attenti agli altri, altro grande miracolo.
Chiediamo "come stai" e "come stanno i tuoi", ci interessiamo, dialoghiamo e intanto creiamo il contesto per una chiacchierata più informale ed ugualmente produttiva.
I questo momento è molto facile farsi guidare dalle emozioni più istintive, come la paura, l’insicurezza…tutti stiamo vivendo le stesse emozioni (in giorni e momenti diversi), ma questo evento storico senza precedenti, ha toccato tutti. Anche la giusta dose di razionalità, in un momento così significativo, aiuta a non perdere la bussola.
Improvvisamente siamo tutti allo stesso livello (insomma quasi tutti), abbiamo tutti gli stessi problemi e guardiamo al futuro con le stesse domande. Questo ci restituisce la forza di continuare a dare il buon esempio e di continuare a lavorare, chi può, anche in condizioni eccezionali.
Ma se alcune condizioni eccezionali diventassero parte della nostra nuova vita futura? Ci hai pensato? Potrebbe essere che nel futuro andremo in ufficio 3 giorni su 5. Potrebbe essere che ci spostiamo meno e rimaniamo più vicini alla nostra vita. Potrebbe capitare di scegliere a quali eventi partecipare. E questo potrebbe non compromettere necessariamente la produttività del nostro paese.
Certo qui parliamo di tutti i lavori che si possono organizzare da remoto grazie alla tecnologia.
Bastano poche risorse per condividere informazioni e conversazioni tra colleghi.
Si possono persino prendere grandi decisioni quando si condivide una visione.
Questo è il momento in cui dobbiamo essere attenti al benessere psico-fisico delle persone.
Loro sono il motore delle nostre imprese. Se stanno bene e lavorano con serenità sarà un beneficio per tutti.
In questo momento rimanere immobili non serve a nulla.
Questo è il momento prima dell’onda.
Sì hai presente quando sei sulla tavola
ed aspetti che arrivi la tua onda,
ti prepari, stai concentrato,
sei una molla carica,
ecco questo è quel momento...
il momento prima di...
salire sulla tavola e surfare!
Dobbiamo essere pronti tutti ad surfare l’onda che sta per arrivare. Trasformerà tutto l’esistente e molto del lavoro che facciamo oggi, lo faremo in modi diversi, forse qualcuno anche per motivi diversi (vedi tutti gli industriali che hanno riconvertito le loro produzioni per aiutare la Protezione Civile a reperire materiali per la protezione individuale del personale esposto in prima linea contro il contagio).
Possiamo preparaci oggi, fermandoci a riflettere, formandoci, e acquisendo nuove abitudini per essere sempre pronti. Appena arriva l’onda… riparte tutto e l’azienda per cui lavori dovrà tornare a surfare a pieno regime.
Sui vecchi progetti o su progetti completamente rinnovati.
Lo scenario sarà nuovo ed inedito.
Ma la certezza che la tecnologia, quella usata bene, sarà uno degli asset imprescindibili per tutti, aziende, persone, piccole comunità, ci rassicura. Anche in condizioni “diverse” potremo in qualche modo portare avanti il nostro lavoro e stare vicini.
Insomma abbiamo capito tutti, anche i cantori di bruttezze (i leoni da tastiera), che questi mezzi tecnologici ci uniscono e ci portano verso un mondo nuovo.
Continua quindi a tenerti in allenamento. Dialoga con altre persone che fanno il tuo stesso mestiere ma anche altre professioni. Prova a capire cosa succederà anche in altre realtà. Immaginare il futuro è complicato, per disegnare un futuro a lungo termine si dovranno compiere tante scelte a breve termine.
Pensare con pazienza
Tra le molte cose che possiamo imparare ce n’è una importante: essere pazienti. Scrive lo psicoanalista Luigi Zoja: la nostra mente non è più abituata ad aspettare e tantomeno a pensare con pazienza. Eppure anche i nostri pensieri difficilmente sono istantanei: quelli veri giungono solo dopo qualche attimo, solo dopo averli “chiamati”. La mente che interviene in modo istantaneo, dunque, si disabitua a pensare articolatamente.
Come suggerisce Anna Maria Testa nel suo articolo
Il ruolo delle aziende e di chi le guida in questo momento, crediamo si quello di mantenere un pensiero paziente (a lungo termine) e far emergere la cultura aziendale, di continuare a comunicare, di condividere con tutti i collaboratori obiettivi e intenzioni, aiutare la propria comunità nei modi e nei tempi utili. Soprattutto non rimanere immobili.
Fondamentale, anche ora, è pensare al futuro della propria impresa e dei propri dipendenti. Magari durante uno spritz digitale tra colleghi/amici nasce una buona idea per il futuro, e si comincia a costruirla tutti insieme. Ora più che mai essere agili ed uniti (ma lontani), negli sforzi e negli intenti, sarà la nostra forza per ripartire, tutti su una grande tavola da surf a cavalcare la prossima onda.
#iorestoacasa