
Mondo liquido. Impresa, esseri umani e trasformazione
In questo momento di emergenza Coronavirus ci siamo trovati a fare i conti con noi stessi. La nostra zona di comfort è scoppiata come una bolla di sapone e l’incertezza ha nutrito i nostri pensieri.
Si cerca la razionalità. Anche in un momento in cui il panico potrebbe prendere il sopravvento. Si cerca conforto nella scienza e nelle persone autorevoli.
Viviamo nell’incertezza e nel dubbio costante, ma finalmente ci accorgiamo che la tecnologia ora può annullare le distanze. Ci permette di comunicare con colleghi e clienti, ci permette di lavorare da remoto, ci permette ancora di fare acquisti online, non ci fa mancare nulla, se non le persone e il loro calore.
Abbiamo annullato la vicinanza per una più “sicura” distanza di sicurezza, ma non è che non ci fidiamo degli altri, abbiamo semplicemente paura. E questo (prendere le distanze di sicurezza) è saggio e responsabile (come ci dicono sanità, governo e protezione civile).
Ora più che mai dobbiamo alimentare le nostre relazioni usando tutti i supporti tecnologici che abbiamo a disposizione. Ora più che mai è importante dare valore agli strumenti che ci permettono di comunicare anche in semi isolamento sociale, internet e tutte le diavolerie social che conosciamo servono a connetterci. E forse ora lo abbiamo capito proprio bene.
In una situazione come questa è fondamentale mantenere la calma e farsi aiutare dai numeri, dell’organizzazione sanitaria nazionale, che possono darci risposte esaustive.
Certo sono proiezioni non certezze, ma ci servono a guardare al presente, eh si perchè immaginare il futuro ora risulta piuttosto complicato.
Certo noi magari abbiamo una visione, un sogno, progetti avveniristici in mente, ma in questo momento non sappiamo se tutto sarà possibile come lo abbiamo immaginato. Oggi ci fermiamo a capire come fare la spesa, dove lasciare i bambini (ora che le scuole sono chiuse), e come fare una riunione di lavoro...senza essere contagiati.
Un paio di settimane fa era impensabile che la maggior parte delle aziende italiane mettessero in atto il lavoro da remoto, perchè non c’era la cultura, non c'era la necessità… eccola lì la “necessità”. Questa situazione (emergenza Coronavirus), del tutto nuova per il nostro paese, ha permesso ad alcune organizzazioni di accellerare l’adozione del digitale per la propria impresa, per non fermarsi, per far fronte all’emergenza.
Ma non avremmo dovuto fare uno sforzo di immaginazione tutti e pensarci prima dell’apocalisse?
Cioè se questa situazione non si fosse presentata, non sarebbe cambiato nulla? Quindi vuoi dire che “fortuna che è arrivato il coronavirus”? Assolutamente no.
Sarebbe bello immaginare il nostro futuro oggi (in situazione di emergenze), per permettere alla nostra immaginazione di attuare scenari nuovi anche nella normalità. Quindi bene che stiamo adottando dei cambiamenti, ma dovremmo avere lo stimolo della “necessità” anche quando fuori c’è la normalità.
E per quale motivo dovremmo cambiare se va tutto bene? Perché il cambiamento fa parte della persona e dell’impresa (fatta di persone), quindi aspettare serve solo ad atrofizzare pensiero ed azione.
Immaginare il futuro è il lavoro degli imprenditori ed è un sogno a lungo termine che non smette mai.
Rimanere in fase di trasformazione permanente, ci permette di gestire le emergenze (che potrebbero arrivare ma non sappiamo mai quando), le emozioni (che cambiano continuamente) e le persone (esseri umani) intorno a noi in modo adeguato... senza regole prefissate, se non quelle del buon senso... condividendo emozioni, sentimenti ed obiettivi liquidi. Se provassimo a fare questo sempre saremmo sicuramente meno a disagio davanti alle crisi.
Dobbiamo essere maratoneti della trasformazione, ogni giorno è utile per adottare un piccolo cambiamento che sommato a tutti gli altri diventerà una grande trasformazione.
La trasformazione è il più grande valore che possiamo esprimere come esseri umani e come aziende. Lasciamo che questa attitudine diventi sempre un po' più nostra, più vicina, più sentita, più usata. La flessibilità della trasformazione un passo alla volta ha il vantaggio di prevedere piccoli o grandi aggiustamenti nel corso del tempo, mentre la terapia d’urto non consente correzioni, non c’è margine di errore. Non dobbiamo fermarci mai, ma essere liquidi, sempre pronti a cambiare abitudini e direzione per andare dove desideriamo nonostante tutto (rispettando noi stessi e la comunità).